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Può essere un po' lunga ma interessante per il futuro

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Messaggio Da don Giorgio Zampini Ven Apr 11, 2008 6:25 pm

A volte si ha paura di dire certe cose, ma bisogna saperle ... anche se sul notiziario parrocchiale mi è stato vietato di scriverle dalla commissione che lo impagina.
"Sono Camillo Ballin, comboniano italiano, vescovo del Kuwait (sotto L'Irak). Vivo nel mondo arabo da 39 anni. Non ho mai lavorato in Italia, dove in tutti questi anni ho vissuto solo per due periodi, di tre ciascuno, per Licenza e Dottorato. Quindi conosco l'Italia solo come studente... Sono venuto a questa convivenza (fa parte da 32 del cammino neo-catecumenale al Cairo) con la mia comunità perchè ho voluto conoscere meglio l'Europa, il cui destino mi sembra oscuro e preoccupante.
Dalla mia esperienza di 39 anni nel mondo arabo, emergono soprattutto tre problemi.
1) L'Islam. In questi giorni l'Islam è stato solo menzionato in fretta, ci si è fermati praticamente soltanto su altri punti critici per l'Europa: le leggi civili che rispecchiano una società non solo secolarizzata, ma anche atea e autodistruttiva. Non mi sembra che in Italia ci si renda conto della penetrazione insistente dell'Islam. Io sono convinto che se l'Asia, come ha detto Giovanni Paolo II, è il futuro del cristianesimo, l'Europa è, secondo me, il futuro dell'Islam. Non vedo possibile un'integrazione dei musulmani in Europa, tra l'altro molto debolmente richiesta dai vari governi europei. E' praticamente impossibile per un musulmano accettare di avere Capi di Stato e responsabili vari non musulmani e obbedire a leggi non basate sul Corano. "Voi siete la migliore nazione del mondo", dice il Corano, quindi si cercherà sempre di rovesciare un ordinamento non musulmano per renderlo conforme al corano. Il vuoto spirituale e morale che si può notare in Europa sarà irrimediabilmente riempito dall'Islam. E l'Europa uscirà dalla storia. La Chiesa del Nord Africa, fondata su santi martiri e santi dottori, come San Cipriano e Sant'Agostino, è completamente scomparsa. Nel Medio Oriente le varie Chiese sono spesso ridotte a dei piccoli gruppi in continua emorragia verso l'Islam. Secondo una dichiarazione di parecchi anni fa da parte di un esponente qualificato della Chiesa copto-ortodossa dell'Egitto, ci sarebbero ogni anno 14.000 conversioni di cristiani copto-ortodossi verso l'Islam.
In Kuwait dobbiamo vivere in strettezze di locali al di sotto di ogni rispetto per la dignità umana. Non solo ci è rifiutata la possibilità di avere un terreno per una nuova chiesa ma addirittura ci è impedito l'uso di seminterrati e di locali sotterranei.
Non dimentichiamo che il problema non è soltanto religioso ma anche, e prima di tutto, sociale: quella che l'Islam propone è una società del Medio Evo; il rapporto tra datori di lavoro e dipendenti può essere definito con una sola parola, schiavismo.
E' questa la società che vogliamo in Europa? Certamente no, ma questo sarà il futuro dell'Europa se continuiamo a non vedere la realtà.
2) L'emigrazione. Questo fenomeno è particolarmente preoccupante in Sudan, Egitto e Terra Santa. Non mancano gli accorati appelli dei pastori per incoraggiare i cristiani a non abbandonare la loro terra. Ma tali appelli rimangono inalscoltati perchè è assente nei nostri cristiani la convinzione di essere nati in questi paesi per vocazione e non per caso o per sbaglio. Non è facile scoprire tale vocazione soprattutto quando le televisioni del mondo presentano un Occidente ricco, libero, e gaudente.
Il Kuwait, e in genere tutti i paesi del Golfo, è un paese soltanto di immigrazione e di emigrazione. Abbiamo oltre 300.000 cattolici ma sono tutti stranieri (eccetto 4 famiglie kuwaitiane cattoliche in via di estinzione) e possono restare in Kuwait solo finchè hanno un contratto di lavoro e quindi un permesso di residenza. Poi dovranno partire, anche se fossero nati in Kuwait. Non esiste lo Jus soli. Cristiani che provengono da paesi asiatici poverissimi e che per mantenere le loro famiglie rimaste in patria si sottomettono per 20-30-40 anni a una vita di ingiustizie shoccanti, torture fisiche, e di conseguenza suicidi sono frequenti. Oltre a questo, l'unità della Chiesa è a volte minacciata da un cristianesimo vissuto più come appartenenza etnica che come un'adesione a Gesù Cristo.
3) la formazione continua dei sacerdoti e del vescovo. I nostri cristiani in Kuwait sono in genere poveri, anche se generosi...e noi dobbiamo formare una chiesa sempre di più Cattolica..."

Può essere utile per una buona riflessione in merito...
don Giorgio Zampini
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