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IV domenica di Quaresima: "Laetare Jerusalem"

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Messaggio Da don Giorgio Zampini Sab Mar 01, 2008 5:40 pm

“Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio…”
Queste parole che troviamo al versetto 3 del capitolo 9 del Vangelo di Giovanni, indicano un valore grande per ciascun uomo. Dicono che Dio ha bisogno dell’uomo. Ma tenteremo anche di scoprire come l’uomo ha bisogno di Dio, ha bisogno dell’Eucaristia, dove Egli è realmente presente.
Il Signore, però, ha bisogno non di un uomo qualsiasi, ma di un uomo che sia UNTO da Lui, cioè consacrato, capace di offrire la sua disponibilità per aiutarlo ad illuminare, con la luce della Parola di Dio e dei Sacramenti, questo nostro mondo. Qui dunque viene spontaneo richiamare il nostro essere stati consacrati nel Battesimo e in pienezza nella Cresima ed inoltre è giusto chiederci come verifica quaresimale, come noi siamo fedeli a Dio che ci ha scelti e perciò battezzati e cresimati per vivere e annunciare la sua “illuminazione” per questo nostro mondo.
A motivare tutto ciò ci aiuta anche il primo libro di Samuele. Iesse presenta non tutti i figli, ma i più grandi e pur essendo già sette che indicava il numero della perfezione, Dio chiede che gli venga presentato, attraverso il profeta, l’ottavo figlio. Inoltre raccomanda al profeta di non fermarsi alle apparenze perché Dio vede il cuore. Dunque la scelta è di Dio, è suo dono la stessa nostra fede, e quell’ottavo figlio, Davide, manifesta la bellezza del suo cuore che il profeta descrive presentando come in realtà egli fosse: fulvo, con begli occhi e bello di aspetto.
Qui un altro spunto di riflessione: rendere disponibile il cuore a Dio, dà bellezza non solo interiore, ma anche esteriore, che è serenità, capacità di saper sopportare anche le prove che la vita riserva.
“Alzati e ungilo…”: la scelta di Dio va rispettata. Colui che è scelto e consacrato va rispettato. Non si può rimaner seduti davanti al consacrato di Dio, è come mancare di rispetto: egli porta nel suo cuore lo Spirito del Signore.
E noi, rispettiamo la scelta che Dio ha fatto di noi? Ci rendiamo conto di quanto valiamo ai suoi occhi e al suo cuore? Da qui potrebbe partire una lunga riflessione su come l’uomo tratta se stesso e gli altri. A volte vien da chiedersi se l’uomo oggi vuole bene a se stesso, e, non si comprende, come possa rovinarsi la vita attraverso droghe, alcool, bestemmie che rovinano il cuore, egoismi di ogni tipo….
Perciò fondamentale diventa l’invito di san Paolo: “Comportatevi perciò come figli della luce… non partecipate alle opere delle tenebre, condannate apertamente”. Le opere delle tenebre… sembrano così distanti, eppure anche un matrimonio può essere opera delle tenebre se l’amore è privo della luce del Signore, così una famiglia, ma anche una persona. Quanti oggi sono portavoce delle tenebre a livello politico, sociale. Lo ricordava mercoledì anche mons. Fasani: ricordiamo l’esempio che ha fatto di quella legge europea che dice di non parlare più di creazionismo, ma di evoluzionismo, e poi ci sono altri esempi che talvolta sembrano proporre un bene, ma in realtà sono le opere delle tenebre, opere infruttuose che consolidano l’egoismo dell’uomo e lo fanno sedere, cioè opprime l’altro, privandolo ad esempio della libertà: pensiamo alle gelosie, alle invidie, che fanno nascere anche dispetti bambineschi al lavoro o in altre occasioni o nei gruppi parrocchiali, e viene così messo da parte l’amore dell’uomo e per l’uomo.
Ecco allora il coraggio della fedeltà che viene richiesto dall’apostolo per vivere di quella luce che porta frutto: una vita bella, solida, fondata bene, con senso …, ma non può esserci vita se manca il suggerimento utile che viene dalla parola di Dio e si rischia di bivaccare fra le onde del mare in tempesta di questa umanità; è il dissenso dei farisei che non capivano più nulla, loro così certi di credere e di avere Dio dalla loro parte.
Allora “Svegliati, o tu che dormi e Cristo ti illuminerà”.
C’è infatti quest’uomo che si chiama Gesù capace di dar luce alla vita anche più cieca, che fa star male un uomo che si trova isolato dal mondo. Quel cieco, che si incontra con Gesù, diventa un esempio di vita: è quello di fuori, il maledetto, “l’ottavo figlio”, colui che non c’entra, ma è proprio lui che il Signore cerca per dirci anche a noi oggi di non dimenticarci che senza la sua luce non possiamo far nulla anche se i nostri occhi vedono con o senza occhiali. Quel cieco diventa il consacrato, e con quale gioia, fiducia, gratitudine porta a tutti il Vangelo della sua guarigione. Quel cieco è simbolo dell’uomo in ricerca di qualcuno che lo aiuti a vedere e vedere bene la vita, come si svolge, quali scelte sono da compiere senza continuamente rimandare, l’uomo che cerca la sua felicità.
Ecco allora il Signore che si fa vicino a chi lo cerca e CREA la vista per quel cieco e poi con il suo Spirito lo accompagna nel professare la sua fede non tanto in Dio, ma soprattutto nell’uomo Gesù. Vedete questo è evangelizzare, essere “catechisti” gli uni per gli altri. Sono necessari, non déi o idoli, ma uomini che portino Dio fra gli uomini e che portino gli uomini a Dio, come accadrà per quel cieco che riconosce in Gesù, l’atteso delle genti: “Lo hai visto, è colui che parla con te”. “Credo, Signore.! E si prostrò dinanzi a Lui”. Ecco l’unico a cui inchinarsi: il Signore, Colui che è il Figlio di Dio e che oggi può insegnarci a vivere. Il cristiano non deve mai inchinarsi dinanzi a nessuno, ma solo al suo Signore. E’ importante questo. Quanti talvolta nascondono la fede e si inchinano dinanzi ai “Vocioni grossi” di questa civiltà che vive spesso di menzogne e critica la Verità della vita e per la vita. E’ da ammirare il coraggio di alcuni ragazzi delle medie qui a Pescantina, che vengono beffeggiati a scuola, perché sono cristiani o vengono in parrocchia, è da ammirare perché nessuno li aiuta, eppure non si vergognano. Questo è il martirio di oggi.
Questa nostra civiltà ben rappresentata dai genitori del cieco che hanno paura di manifestare i prodigi che il Signore ha compiuto per il loro figlio, per paura di essere cacciati fuori, hanno abbandonato il loro figlio…. Non è forse così anche per molti cristiani, magari anche per qualcuno di noi qui dentro…; questa nostra civiltà che crede in modo superficiale ai veri valori su cui fondare la sua esistenza e il suo futuro ben rappresentata dai farisei che credono di vedere tutto senza mai interrogarsi se il vedere non sia cieco. L’uomo che si crede un dio genera il suo giudizio e il Signore lo accoglie perché non può privare l’uomo anche della sua stessa condanna se questa è la sua scelta, è la sua libertà di condannarsi: “Gesù disse: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane»”.
E Dio accoglie tutto questo, ma non si stanca perciò di offrire la sua vita sulla croce e di donarla sempre durante i secoli per tutti gli uomini perché possano essere liberi di vedere il bene, di cercare il bene, di professare come quel cieco la bellezza del credere nel Signore.
Ecco dunque l’uomo che ha bisogno di Dio per la sua vita e per portare fra gli uomini la luce di Dio che è uguale a vita.
Siamo ormai a metà del cammino quaresimale. Come il cieco anche noi cerchiamo di dire ancora e con sincerità e coerenza “credo, Signore”, cercando di valorizzare la nostra vita su ciò che veramente conta per non cadere in quelle tenebre che offuscano la bellezza del vivere o che danno gioie apparenti e superficiali che nei casi più eclatanti portano alla morte del cuore e talvolta anche fisica dell’uomo.
Possa così l’uomo avere davanti a sé sempre una grande speranza di vivere ogni giorno nella luce del Signore capace di dare significato a tutto ciò che Dio stesso ha creato.
Possano i cristiani, la Chiesa, essere fari che illuminano e riscaldano il cuore degli uomini cercando anche di superare la paura di dover dire di no a stili di vita che non siano conformi alla Parola del Signore.
Credo, Signore. Questo sia l’augurio che ci facciamo e la partenza per riuscire a vivere in modo nuovo tutta la nostra esistenza.
Prepariamoci dunque all’incontro con Cristo nell’Eucaristia che riceveremo perché come avvenne per Davide: “lo spirito del Signore irruppe [entrò con impeto, con forza], su Davide da quel giorno in poi”; tutta la nostra vita sia guidata dallo Spirito Santo per essere veri discepoli del Signore con tutta la nostra vita e senza paura. Credo, Signore! Amen.
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Messaggio Da Baz Lun Mar 03, 2008 1:20 am

Molto bella.
Vorrei però ricordare a don Giorgio di inserire le sue omelie nella discussione apposita, chiamata appunto "Omelie"...
Grazie :-D
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Messaggio Da Mazz Lun Mar 03, 2008 10:07 pm

Ti stimo don
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Messaggio Da don Giorgio Zampini Mar Mar 04, 2008 7:27 pm

Baz ha scritto:Molto bella.
Vorrei però ricordare a don Giorgio di inserire le sue omelie nella discussione apposita, chiamata appunto "Omelie"...
Grazie :-D
en do ela?!?!?!? IV domenica di Quaresima: "Laetare Jerusalem" 488263 IV domenica di Quaresima: "Laetare Jerusalem" 488263 IV domenica di Quaresima: "Laetare Jerusalem" 488263 IV domenica di Quaresima: "Laetare Jerusalem" 488263
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Messaggio Da Baz Mar Mar 04, 2008 8:42 pm

Nella sezione "Parrocchia", discussione "Omelie".
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Messaggio Da Mazz Mer Mar 05, 2008 8:45 pm

Baz ha scritto:Nella sezione "Parrocchia", discussione "Omelie".


... Mah ...
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