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II Domenica di Quaresima, 17 febbraio 2008

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II Domenica di Quaresima, 17 febbraio 2008 Empty Viste le richieste... I Domenica di Quaresima, 10.02.08

Messaggio Da don Giorgio Zampini Dom Feb 10, 2008 8:31 pm

E’ necessario partire da una premessa che direi importante per comprendere la necessità di vincere le tentazione, affinchè questa Parola che abbiamo ascoltato non rimanga un fatto che in qualche modo non ci interessa, un fatto che riguarda Gesù e noi solo in parte.
Non si può risolvere la narrazione delle tentazioni col semplice pensare che sono ovvie perchè tutti “facciamo peccati” che prima o poi confessiamo a Dio.
Anzi, a volte, nasce la fatica della confessione, perchè i peccati sono sempre quelli, si dice, ma in realtà è perchè viviamo la difficoltà di specchiare la nostra vita sull’esperienza di Cristo e verificare se corrisponde veramente ai suoi insegnamenti.
Questa difficoltà nell’etimologia della parola ci riconduce al termine “tentare” che significa dal greco: attraversare, passare oltre.
Importante in Quaresima è togliere la paura di verificare la nostra esistenza di cristiani, passare oltre la tentazione ascoltando la Parola di Dio, pregando con la Parola di Dio e cercare di tagliare, di cambiare, ciò che ostacola il nostro voler amare veramente il Signore.
Può essere tolta la poca voglia di essere cristiani al lavoro o dove ci ritroviamo quotidianamente, ad esempio, cambiare il linguaggio offensivo verso Dio, lasciare spazio al Signore nella propria vita, abbattere qualche muretto che delimita di solito lo spazio ristretto lasciato a Dio nella vita, aprire il cuore allo Spirito Santo per correggere i nostri sbagli secondo quanto Egli suggerisce attraverso la nostra coscienza; tutto questo attraversando anche la soglia del confessionale per ricevere la grazia di Dio e ripulire la nostra vita da ciò che è caduta, peccato, tentazione, magari con una confessione più vera, non nascondendosi come Adamo ed Eva, perchè si scopre che si è nudi di fronte a Dio, cioè si prova vergogna perchè si nota di non essere in sintonia con Lui; forti, invece, della volontà di convertire il cuore per essere più vicini a Dio, riconoscere ciò che non è giusto e metterlo nelle mani di Dio per ritrovare la gioia di essere riconciliati con Dio è uno stupendo cammino cristiano che la quaresima richiede.
La tentazione è chiamata in greco anche paideia, cioè educazione, per noi significa addestramento alla vita da figli di Dio, la purificazione della fede, la prova che siamo figli.
La Quaresima dunque serve proprio per educarci ad un identità di cristiani, recuperare la nostra identità di cristiani che fra le cose del mondo ogni tanto smarriamo; significa SENTIRCI figli del Padre, discepoli di Cristo, testimoni con lo Spirito Santo delle meraviglie che Dio compie nella nostra vita.
La Quaresima ricordava la liturgia delle Ceneri è il tempo prezioso per il combattimento contro lo spirito del male.
Potremo dire che questo combattimento si svolge così: cercare la via per ritornare a Dio con il cuore; invocare lo Spirito Santo per comprendere il bene da portare a termine nelle nostre giornate, il bene vagliato dalla Verità per la nostra vita che è la Parola di Dio; un ascolto attento non di tante storie o tante favolette che sentiamo ai nostri giorni su valori banali e idioti stile grande fratello (per capirci), ma ascolto della Parola di Dio.
Se questo è lo svolgimento del combattimento contro il Male, occorre anche conoscere il nemico.
Il nome del nemico è Satana. Dal greco significa Accusatore. La strategia che ci fa commettere il male è questa:
- parte sempre da una situazione di bene. “Se tu sei il Figlio di Dio...”; “E’ vero che Dio ha detto di non mangiare il
frutto dell’albero....”
- Avviene la caduta, cioè si cede alla tentazione
- E’ lui che ci accusa delle colpe e ci fa perdere la serenità della vita.
Comunque Satana non può nulla, perchè lo Spirito Santo ricevuto nel Battesimo e nella Cresima, ci aiuta ancora oggi ad affrontare le prove.
Da Adamo, ricorda san Paolo, venne la disobbedienza, la condanna, la morte. Da Cristo, nuovo Adamo, venne una sovrabbondante ricchezza di grazia che ci riconcilia con il Padre.
Come possedere in noi questa grazia per la riconciliazione con Dio?
E’ indispensabile lasciare l’OVVIETA’, la facilità, la superficialità del pensare umano.
E’ costituita dall’idolatria delle cose: soddisfare il bisogno di possedere. Il mio corpo è il mio dio, il resto è funzionale a questo.
Ciò avviene quando poniamo “l’economico” per organizzare la vita personale e sociale.
Quando sto bene io gli altri si arrangino.
Questo si vive nei rapporti fra le persone, fra gli stati. Qui nascono le disuguaglianze e le oppressioni.
La superficialità del pensare umano e costituita poi dall’idolatria di Dio.
Si cercano cioè i doni di Dio, invece del Donatore.
Si pretende di essere ascoltati, invece di ascoltarlo.
Si chiedono tante cose, ma non ci si ricorda della Parola di Dio che è appena stata proclamata; si chiede la messa per un defunto, ma si ascolta il momento in cui si dice il nome del defunto invece della Parola di Dio o il fare la comunione durante la Messa,...
L’ultima ovvietà del pensare umano è l’idolatria del potere.
Il potere è il dio di questo mondo.
Così si cerca il dominio, invece del servizio in famiglia, fra amici, dove c'è bisogno, talvolta si preferisce il dominio anche nei gruppi parrocchiali invece del servizio disinteressato, si mette Dio come ultimo impegno della vita, prima c’è tutto ciò che serve per farsi spazio per gli uomini e poi, perchè no, anche un po’ di religione può andar bene, così si vuole il Cristo come garante divino del potere dell’uomo sull’uomo.
E’ il rischio di tanti cristiani che vivono una fede che alla fine non è vera fede.
Gesù disse: “Sta scritto...”. Al pensare umano, ovvio, Gesù sottolinea la prospettiva di Dio che è innanzitutto non piegare Dio ai nostri bisogni, ma imparare ad ascoltarlo.
Gesù disse: “Vattene, Satana”. Cerchiamo anche nella nostra vita di vivere lo stile di Dio, che Cristo ci ha insegnato per evitare il male e vivere il bene.
BUONA QUARESIMA!
don Giorgio Zampini
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II Domenica di Quaresima, 17 febbraio 2008 Empty Re: II Domenica di Quaresima, 17 febbraio 2008

Messaggio Da Mazz Dom Feb 10, 2008 9:44 pm

Don Giorgio mi fanno paura da tanto sono vere le tue prediche. Very Happy
Sempre così mi raccomando Very Happy
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Messaggio Da don Giorgio Zampini Dom Feb 17, 2008 3:30 am

Quanto oggi il nostro mondo, la nostra storia, avrebbe bisogno di una trasfigurazione. Ma essa sembra sempre più lontana, a volte impossibile. Eppure, in questa domenica II di Quaresima, il Signore attraverso la sua Parola, ci suggerisce di trasfigurare il nostro cuore, di renderlo più consapevole della ricchezza dell’amore che in esso è presente. Quell’amore la cui sorgente è in Dio e dal quale tutta l’esistenza dell’uomo può trovare il proprio stile di vita e il modo con cui spendersi per il bene proprio e altrui anche se talvolta può costare il sacrificio che anche Cristo stesso ha trovato sul suo cammino verso la Pasqua.
Dunque cambiare il cuore e trasfigurarlo per trasfigurare il mondo a partire dal nostro piccolo mondo di tutti i giorni ci pone innanzi una domanda ben precisa e alla quale dare risposta: CHE TIPO DI FEDE ABBIAMO?
Di primo acchito troviamo che la risposta fin da subito è segnata dalla sofferenza del dover lasciare.
San Paolo stesso lo ricorda a Timoteo, il quale è chiamato a rendersi consapevole che la nostra esistenza non dipende dalle nostre opere, da quello che facciamo, ma occorre che tutto ciò che operiamo ogni giorno sia secondo il progetto e la grazia di Dio, il Quale ci chiama ogni giorno a vivere seguendo l’esperienza di vita del suo Figlio Gesù. Ecco perché la chiamata è santa, perché con il nostro stile di vita quotidiano, noi siamo chiamati attraverso le opere ad annunciare il Vangelo, anche quando esso è difficile da render manifesto.
Ciascuno perciò è chiamato ad interrogarsi su cosa togliere dalla propria vita giornaliera perché non conforme al Vangelo e non può essere una risposta vera alla domanda sulla fede.
Anche lo stesso libro della genesi ci ricorda la chiamata di Abramo. Il Signore non chiede se vuole, ma dice con l’imperativo: “Vattene…”.
Vuoi credere? Devi lasciare.
Non so dove andare, ma vado…, risponde Abramo.
Questa è la fiducia, questa è la fede che apre alle meraviglie di Dio. Fidarci cecamente di Lui.
E’ questa la strada per costruirsi un avvenire sicuro, sincero, non fatto di false luci, di idoli di cui è contornata tutta la vita soprattutto dei più giovani, ma la fiducia in Dio è il scommettere con Lui che attraverso un impegno serio e liberante da tante paure, incertezze, si può con il cuore sereno e maturo riflettere sul domani. Famiglia, matrimonio, lavoro, vita consacrata, scuola, tutto diventa facile.
Ed allora come Abramo si parte sulla strada della vita scoprendo che veramente la fede è un dono grande che sa condurci, possiamo dire, per mano perché diviene spontaneo affidarci alla guida dello Spirito Santo che il Signore ci ha lasciato per non smarrire la strada sicura che il Padre ha segnato per ciascuno di noi.
Osserviamo anche la gradualità dei distacchi:
Dalla terra: luogo della sicurezza. E’ necessario ricordare che questo testo è stato scritto quando ormai il popolo non era più nomade; quindi l’esortazione è invito a non fermarsi nel cammino spirituale e di ricerca di Dio.
Dalla patria: nella lingua ebraica il termine indica i luoghi cari all’infanzia. Quanto si parla oggi della paura di costruirsi una famiglia, di intraprendere la vita, di programmarsi un futuro e si preferisce vivere alla giornata… per forza si cade nella depressione e nella noia. Credi? Parti, vai… tranquillo e fidati di Dio!
Dalla casa: indica distacco dalla famiglia di appartenenza, che non vuol dire indifferenza verso di essa nel futuro, ma portare a buon frutto la propria vita, i propri doni, motivare il nostro essere presenti su questa terra in questo tempo della storia (esempio dei certificati per i mammoni).
E questo vale per tutte le età, dai più giovani ai più anziani perché fin tanto che siamo qui ogni giorno ha il suo motivo, la sua modalità per essere vissuto, il futuro che siamo chiamati a scoprire. La chiamata è vita, è meravigliarsi, è Luce.
Ma il cammino si incontra anche con la Croce: noi cadiamo sotto il peso delle croci talvolta immature con cui puntelliamo sempre provvisoriamente la vita, ma non la spendiamo sulla croce. La vita è fatta di passione, di croce, ed allora ci si chiede: perché? Cosa sta sotto la croce, non solo a quella di Cristo, ma sotto anche la nostra croce, le nostri croci.
La trasfigurazione fa vedere questo.
Cosa c’è sotto la croce? Per portare la Croce è necessario il Tabor, monte della trasfigurazione. La vita non può essere croce. Non possiamo fissare lo sguardo desolante solo sul Calvario, dobbiamo guardare anche il Tabor. Da questi due monti sembra quasi che un filo incandescente li unisca per indicarci dove si trova la vera vita. Questo filo di speranza che sa dare vigore, entusiasmo a tutta la vita, anche nelle prove che essa riserva.
Allora in quest’ottica l’amore non diventa e non diventerà mai croce, il lavoro può soddisfare o meno, essere tanto o poco, dare giustamente pensieri, ma non può essere solo croce, così la vita… la trasfigurazione ci invita a respirare nonostante tutto, nonostante la croce.
Ecco allora la Quaresima che diventa tempo necessario per trovare ciò che siamo e ciò che dobbiamo essere e divenire. Occorre tagliare altrimenti ci si ingolfa, occorre trovare il tempo per fermarsi, per lasciarsi illuminare dalla luce della fede che ci fa incontrare il Signore che porta a vedere cose che non si vedono.
C’è un esempio stupendo nella Sacra Scrittura: è il libro del Cantico dei Cantici. Provate la leggerne qualche brano. L’amore cantato a quali altezze arriva…
Che tipo di fede abbiamo? Per scoprirlo e per prepararci a Pasqua occorre avere come priorità il mettersi in ginocchio davanti all’Eucaristia, pregare. Non è una domanda alla quale rispondere solo con la ragione, ma ad essa occorre rispondere prima con il cuore.
Vattene… Lascia… ciò che non è essenziale per non vedere fantasmi nella vita. Pensate quando l’amore diventa fantasma, esso non è più amore ma inquietudine, quando il futuro diventa fantasma, quale tragedia si apre perché non si fanno scelte vere nella vita, quando il presente diventa fantasma quanta inquietudine e quante maschere si utilizzano per evitare di manifestare ciò che si è e rimane come filigrana la paura del fallimento e si cade nella stanchezza della solitudine, che non ha età. Ci sono gli anziani soli, ma quanti giovani vivono la solitudine nella e per la vita.
Solo con una fede forte e una preghiera vera si riescono a portare le croci da quelle personali a quelle che sono richiamate dalla società confusionaria e “minestronata” di oggi.
ASCOLTATELO: è Lui l’Amato per eccellenza. Su di Lui si può contare sempre. Ma come un amico vero è necessario frequentarsi per conoscere tutte le tappe del nostro cammino, per comprendere la nostra vocazione, la chiamata santa che il Padre ci rivolge.
Potremo concludere dicendo che è necessario avere i piedi per terra e l’anima in Dio. Potremo anche noi avere un volto trasfigurato che significa essere più contenti.
Continuiamo la Quaresima e stringiamo un legame ancora più forte con Cristo ricevendolo nel segno dell’Eucaristia che ci ha lasciato per poter essere nostro amico, nostro fratello, nostro Signore.
Che tipo di fede abbiamo? Possa lo Spirito Santo aiutarci ogni giorno a rispondere: una fede contenta, perché l’amore per la vita trova il suo significato nell’esperienza di vita di Colui che è l’Amato e così la fede diventa vita beata.
Chiediamo la virtù della speranza con la prossima catechesi che vivremo in parrocchia nei prossimi mercoledì affinché cercando di comprendere cosa essa possa essere per la vita ci aiuti a motivare sempre più la nostra fede e tutta la nostra esistenza, legandola a quella di Cristo. Non costruiamo a caso la vita, fondiamola bene con l’aiuto del Signore.
Così sia.
don Giorgio Zampini
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Messaggio Da Baz Mer Feb 20, 2008 7:00 pm

Raccolgo in questa per motivi di ordine le omelie di don Giorgio, e lo invito a postarle qui.
Se qualcuno ha commenti li faccia, ma se il tema dovesse essere particolarmente discusso invito ad aprire una nuova discussione, renderà tutto più facile.
Baz
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