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Domenica in Albis. Pescantina, 30 marzo 2008

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Domenica in Albis. Pescantina, 30 marzo 2008 Empty Domenica in Albis. Pescantina, 30 marzo 2008

Messaggio Da don Giorgio Zampini Dom Mar 30, 2008 3:06 am

Si conclude oggi la celebrazione del giorno di Pasqua. Per otto giorni infatti come è stato possibile si è celebrata solennemente l’Eucaristia per ricordare a noi stessi questo giorno, il primo dei giorni e così continuare a dire il nostro grazie a Dio per averci dato la possibilità tramite suo Figlio, per mezzo dello Spirito, di poter ritornare da Lui, in Paradiso.
Nel brano del Vangelo abbiamo ascoltato l’episodio di Tommaso, il quale è immagine del cristiano non perfettamente credente e perciò è anche immagine della nostra povera fede che non porta sempre a fidarci del Signore.
Se proviamo guardare, però, Tommaso, detto Didimo, cioè gemello e perciò può essere per quanto riguarda la fede, il gemello di tutti noi qui dentro e di molti che qui in questa domenica non si vedono più, possiamo scrutare in lui un insegnamento interessante. In un certo senso possiamo dare ragione a san Tommaso. Infatti egli sottolinea come senza l’incontro con il Cristo risorto non si può credere. Allora se ci guardiamo un po’ attorno e ci chiediamo: perché il mondo di oggi non crede? Perché il mondo di oggi abbandona la fede sempre più? Perché non si incontra con il Cristo risorto.
Infatti la mancanza di preghiera, la mancanza dell’Eucaristia domenicale, feriale, la mancanza di avere un riferimento sicuro nel Cristo Signore, la paura che fa Dio all’uomo di oggi perché ha la semplice pretesa divina di insegnarci a vivere, sono tutte situazioni che allontanano da Dio e non permettono un incontro vero con Lui ed allora non si può credere.
Ecco allora l’invito di Gesù: “Pace a voi!” quasi a dire a noi uomini di oggi di trovare pace, pace, altrimenti Egli non riesce oggi a parlare, ad incontrarsi con noi. E’ come se incontrassimo per strada uno sconosciuto, uno a cui non dare bado…; Cristo ci invita a trovare PACE, che è la serenità del cuore; allora sì che il cuore si apre alla preghiera secondo quelle belle caratteristiche che abbiamo ascoltato nella prima lettura dagli Atti degli Apostoli: la letizia, la semplicità di cuore, la lode a Dio.
Vien quasi da commuoversi a rileggere questa pagina di Parola di Dio che ci narra come vivevano le prime comunità cristiane e soprattutto il coraggio della PERSEVERANZA che oggi rischia di scomparire, perdendosi nel mare della superficialità con cui si a che fare nella vita di tutti i giorni.
Erano perseveranti: sembra quasi come un motore che continua a girare senza mai fermarsi per spingere la barca della Chiesa verso il porto dove Cristo ci attende. Possiamo dire che i primi cristiani avevano un’energia incredibile e continuavano e continuavano nel trovarsi insieme, nelle case, nello spezzare il pane, nel condividere,… è irrealizzabile ai nostri giorni.
Però ci ricorda Pietro nella sua prima lettera: “SIETE RICOLMI DI GIOIA”.
Certo, il cristiano che crede vive nella serenità e supera con il sorriso di Dio anche gli ostacoli della vita. Ma l’apostolo sottolinea anche che questa gioia può essere di due tipi che possiamo definire: cristiana oppure egoistica.
Se vivessimo la nostra fede con gioia, saremo cristiani contenti sempre, senza cercare al contrario delle prime comunità la gelosia, l’invidia, la buffonaggine cristiana,… è la gioia egoistica del fare successo, del mettersi in mostra per farsi dire bravi… è il rischio anche delle comunità cristiane oltre che delle singole persone, quando si ricerca la lode per se stessi e non la gloria di Dio nel fare secondo le nostre capacità tutto ciò che può passare sotto il nome di carità per gli altri, anche la correzione fraterna.
La fede cristiana non è uno scherzo, ricorda Pietro, ci sono le afflizioni, cioè l’abbattimento, il buttarsi giù, quando invece si dovrebbe credere sempre e fidarci solo del Signore, per i più giovani diventa la paura di manifestarsi cristiani, il rinunciare a credere per non essere considerati diversi dagli altri, il rinunciare a valori veri per la vita perché sono di Dio e vengono da Dio, ma il credere veramente è solo ciò che è necessario per riuscire a vivere veramente.
Ecco allora l’invito alla perseveranza, ad aver il coraggio di essere SEMPRE cristiani attenti nella vita ad incarnare la Parola di Dio per arrivare, potremo dire, ogni giorno a sera e dire come l’apostolo Tommaso: “Mio Signore e mio Dio”.
E’ vero che il mondo si gira dall’altra parte appena sente la parola Dio come avviene nel forum del liceo scientifico Messedaglia di Verona che quando si digita la parola Dio sulla tastiera compaiono tre asterischi come fosse una parola volgare, da beep, ma ricordiamoci che siamo noi che dobbiamo coltivare l’anima di questo mondo annunciando oggi la presenza di Dio nella storia di questo mondo che se resiste ancora agli egoismi degli uomini è solo perché le redini sono in mano allo Spirito Santo.
Amiamo il Signore, pur senza averlo visto, come ricorda Pietro, crediamo in Lui mentre passo dopo passo raggiungiamo la meta della nostra nostra fede: la salvezza dell’anima.
Possa la nostra comunità cristiana essere modello di gioia, di letizia, di semplicità di cuore, lodando Dio, per dire anche al nostro piccolo paese di Pescantina che il Signore è la nostra forza e la nostra speranza.
E del lavoro, se così si può dire, per generare una vera comunità cristiana non manca avendo come riferimento il libro degli Atti degli Apostoli, il quale sottolinea che nessuno può vivere la fede per conto proprio se vuol gloriarsi del nome cristiano. E’ sempre necessario viverla come comunità perché anche se uno si pone a leggere la Parola di Dio per conto suo, quella Parola è sempre incontro con una persona viva, il Verbo di Dio che sia chiama Gesù. Per cui la fede individualista non può esistere e perciò occorre crescere sempre più come comunità cristiana viva e vera per essere discepoli del Signore.
Ci aiuti lo Spirito Santo che iniziamo ad invocare nell’attesa della nuova Pentecoste per la Chiesa universale che ci attende fra 50 giorni nella Gerusalemme di oggi che è la Chiesa sposa del Signore.
don Giorgio Zampini
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