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Solennità della Pentecoste. Pescantina, 11 maggio 2008

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Solennità della Pentecoste. Pescantina, 11 maggio 2008 Empty Solennità della Pentecoste. Pescantina, 11 maggio 2008

Messaggio Da don Giorgio Zampini Dom Mag 11, 2008 1:11 am

Dopo cinquanta giorni si conclude il tempo pasquale e invochiamo quel Dono che è la terza Persona della Santissima Trinità e che Gesù ha promesso dopo la sua morte e risurrezione: lo Spirito Santo.
Pentecoste: giorno delle primizie. Dopo aver portato le offerte per gli Azzimi ora a Pentecoste si offrono i frutti, come il pane lievitato ed altri, al Tempio per ricevere la benedizione del Signore.
In questo giorno tra le varie offerte ciascuno doveva presentare anche un dono libero, ciascuno secondo la benedizione che aveva ricevuto da Dio. Quindi un dono di varia misura a seconda di come l’Israelita credeva che in determinati momenti o nel ricevere determinati doni, Dio avesse agito nella sua vita.
E’ questo il quadro che il Signore ha scelto di portare a compimento: la Pentecoste, donando lo Spirito Santo agli uomini.
Dio Padre negli Azzimi della Pasqua offrì il suo Figlio per la salvezza di noi tutti e perché potessimo ritornare a invocare Dio con il nome di Padre, oggi nella Pentecoste offre il suo dono libero.
Se riflettiamo un po’ possiamo comprendere come grande sia il nostro valore di fronte a Dio tanto da donarci come Luce, Guida, Avvocato, Consolatore, il suo Spirito Santo. E’ il dono più grande che potesse farci e che continuamente fa alla Chiesa e che in questo giorno si rinnova per l’intera umanità, basta un desiderio e una volontà di tradurre in opere vere, cristiane, il suo Dono, lo Spirito.
Se si può dir cosi: la benedizione più gradita a Dio è l’uomo capace di vivere al Pentecoste, vivere cioè la gioia e il riposo, caratteristica di sempre di questa grande festa.
Infatti ogni Israelita in questo giorno riposa e ritrova la gioia di vivere partecipando alla Santa Convocazione.
Che cos’è dunque questa gioia e questo riposo?
E’ il dedicarsi a Dio, a ciò che è veramente importante per vivere in modo corretto l’esistenza soprattutto in questi periodi di grande confusione, dove non si conosce più o poco il limite fra ciò che bene e ciò che è male, fra ciò che giusto e ciò che è sbagliato, fra ciò che è egoismo e ciò che amore.
E tutto ciò si trova nella sua Parola che lo Spirito Santo aiuta a comprendere e anche a dire con la propria esistenza. Lo ricordava il libro degli Atti degli Apostli. Tutti li sentivano parlare nella loro lingua.
Certo, occorre la disponibilità del cuore, altrimenti si vive secondo lo Spirito, ma non si riesce a comprendere se ogni nostra azione è volontà dello Spirito; quante volte dietro ad un messaggio o ad un opera di bene si scopre l’egoismo e la testardaggine di pensare che sia giusto ciò che ognuno pensa senza mai verificare se potrebbe essere la volontà VERA del Signore.
E si prendono decisioni a caso.
Invece invocando lo Spirito Santo ciascuno porta a compimento nella sua vita il dono che ha ricevuto e che è particolare. Un dono che può assomigliare a quello di qualcun altro, poi ciascuno lo manifesta e lo porta a buon frutto secondo le caratteristiche che possiede.
E il dono che si è chiamati a trovare e a portare a buon frutto è sempre per il bene degli altri.
Non può essere dono di Dio da portare a buon frutto se questo dono non è per il bene degli altri.
Anche la propria esistenza, la propria vita, se non diventa dono per gli altri, un donarsi completamente, un dono totale che rispecchia il dono della Croce, è una vita sprecata, con poco significato.
Occorre avere, perciò, il coraggio di scegliere, il coraggio di donarsi, e talvolta occorre anche non guardare in faccia nessuno soprattutto quando il donare la propria vita per il bene degli altri viene messo in discussione, perché sembra non corrispondente agli schemi previsti dalla società di oggi.
Donarsi per il bene degli altri è la gioia e il riposo della Pentecoste, quel riposo che Dio ci comanda di vivere perché altrimenti non capiamo più nulla e nella confusione si sbaglia la scelta di donarsi e si seguono le voci più forti che occorre verificare se siano veramente valide e vere.
La prima caratteristica del donarsi è il perdonare ci ricorda il Vangelo.
Così allora come lo Spirito fa nuove tutte le cose così anche noi che siamo i discepoli di Cristo siamo chiamati a far nuovo il nostro cuore attraverso il perdono.
Perdonare l’altro significa permettere all’altro di vivere, riconoscerlo fratello.
Nel perdono dunque subentra l’amore. E’ la donazione più bella che possiamo fare agli altri, la vera gioia, il vero riposo del cuore. Il perdono fatto per amore permette di capirsi e di collaborare nella famiglia, nella comunità cristiana, che, essendo chiesa domestica e Chiesa, proprio nella Pentecoste con la discesa dello Spirito Santo, prendono vigore e forza ed escono ad annunciare le grandi meraviglie di Dio. Quanta necessità di testimonianza autentica hanno le nuove generazioni da parte della famiglia ma anche della società e della Chiesa per non arrivare a scavalcare i limiti come è avvenuto in questi giorni a Verona e si vive nel dolore e nella tristezza.
Perciò la Pentecoste diventa la festa dello Spirito Santo che invochiamo per l’intera umanità, e che porta con sé alcuni atteggiamenti da vivere come la gioia, il riposo, il donarsi per il bene dagli altri che a partire da quelli di casa occorre siano messi in atto.
L’atteggiamento di donarsi nel perdono non preclude che con il fratello perdonato si deva crescere nell’amicizia in senso stretto, anche umano, ma il perdono include sempre la giustizia. E solo Dio potrà fare giustizia perché è l’unico giusto. A noi il compito dunque di perdonare sempre in attesa della giustizia divina.
Ogni giorno, durante la giornata, non stanchiamoci di rivolgere la preghiera allo Spirito Santo, perché ci aiuti a vivere gli atteggiamenti più utili e veri per la nostra vita di modo che con la nostra testimonianza ritorniamo a riscoprire la grande meraviglia che il Signore ci ha manifestato di fare della nostra vita un dono per gli altri.
Vieni, Santo Spirito,
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dona ai tuoi fedeli i tuoi santi doni.
don Giorgio Zampini
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