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Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. 29.06.2008

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Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. 29.06.2008 Empty Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. 29.06.2008

Messaggio Da don Giorgio Zampini Sab Giu 28, 2008 10:58 pm

“MA VOI….?”
E’ una domanda che attende una risposta da parte nostra come l’attesa Gesù da parte dei suoi apostoli. La risposta potrebbe essere anche la medesima, ma se vogliamo compiere un altro passo di fede potremo chiederci non tanto chi è Gesù e rispondere come Pietro: “Tu sei il Cristo”, ma a chi leghiamo oggi la nostra esistenza e se quel Cristo che noi veniamo qui ad adorare, ad ascoltare, a ricevere nell’Eucaristia è veramente il Signore della nostra esistenza.
Questo suggerimento ci viene dal luogo dove Pietro ha riconosciuto Gesù come il Cristo e, dal dialogo che nasce tra i due, si fonda il primato di Pietro: Cesarea di Filippo.
In questo luogo c’è una delle tre sorgenti del fiume Giordano ed era terra sacra e consacrata al dio Pan, il dio greco delle sorgenti. Poi alcuni re fra i vari Erode succedutisi sul trono, per qualche interesse politico, costruirono templi agli imperatori di Roma e poi il tetrarca Filippo nel 2 a.C., cambiò il nome in Cesarea che per distinguerla da quella marittima fu chiamata, appunto, Cesarea di Filippo.
Caio Caligola, divenuto imperatore, dopo quarant’anni di trono vacante decise di nominare re, Erode Agrippa I, che da prigioniero per l’assassinio di Erode Antipa, governò la tetrarchia di Filippo perché i due erano amici e amici politici.
Altre vicende famigliari accompagnarono il suo regno e alla fine dopo tre anni morì nel 44 a 54 anni a Cesarea.
Ed è a Cesarea di Filippo che il Signore Gesù conferisce l’essere pietra, su cui edificherà la sua Chiesa, a Pietro; questa Chiesa di cui noi oggi facciamo parte e che, ancora oggi, nonostante le traversie che l’hanno accompagnata nei secoli, è ancora salda, perché è di Dio.
Dalla vicenda di Pietro e dalla vicenda di Erode Agrippa I può sorgere un’attenzione a quella domanda di Gesù: “Ma voi…..” in quale di queste due vicende storiche vi ritrovate?
La vostra vita la spendete per ciò che poi scompare o la spendete per ciò che è per sempre? Oppure ancora: qual è il valore fondamentale su cui fondate la vita: il potere del possesso e dell’invidia e quindi quasi vittime di un capitalismo sfrenato che porta l’uomo ad essere pura macchina da lavoro, privandolo anche del tempo necessario per riconoscersi come uomo, come famiglia, oppure per una vita che già a partire da questo mondo porta con sé il dono di essere infinita, eterna?
Ma voi… da che parte vi mettete?
Pare strano oggi schierarsi dalla parte di Dio perché sembra che alla fine non ci siano risultati concreti: del resto il denaro lo maneggiamo e abbiamo il potere di gestirlo come vogliamo, per ciò che riguarda Dio oltre non poterlo maneggiare come vogliamo e decidere noi cosa deve fare Dio, non possiamo nemmeno imporci perché Lui è Dio e noi siamo uomini e, talvolta, quanto dà fastidio questo.
Eppure ciò che veramente conta è la vita che ci propone Dio, una vita che sa dare il giusto valore a tutto, al lavoro, alle varie attività quotidiane dal servizio in casa o dove ci prestiamo, è Dio che sa dare il giusto valore anche alle vacanze, alle ferie, … E questo perché ciò che propone Lui è eterno, destinato a durare per l’eternità. Tutto finisce, la vita con Dio no.
E quando accadono i “temporali di san Pietro” nella nostra vita comune per noi c’è sempre una Pasqua che ci apre la vita a qualcosa di nuovo.
Infatti come Gesù fu arrestato alla vigilia della festa degli Azzimi, così anche Pietro, e, come a Pasqua Gesù sconfisse la morte con la sua Risurrezione, così ha voluto sconfiggere il male che voleva “bloccare” la nascita della sua Chiesa, liberando nella Pasqua Pietro, la roccia su cui aveva fondato la sua Chiesa.
Un altro particolare: l’angelo del Signore non porta Pietro nel Tempio, anzi uscirono dalla porta di ferro e percorsero una strada e ad un tratto l’angelo si allontanò da lui.
E Pietro si accorge della fedeltà del Signore che conferma a sè e ai suoi fratelli e perciò anche per noi diviene importante cercare di vivere avendo come orizzonte la possibilità di condurre una vita serena costruendo una Chiesa che viva sempre più della logica e nella logica di Dio.
Ecco perché in questo giorno solenne si prega e si chiede l’intercessione dei santi Apostoli Pietro e Paolo per il papa, ma anche per tutta la Chiesa affinchè ogni comunità cristiana possa essere fedele a Dio e con Dio puntare sulla vera vita.
E san Paolo ricorda a tutti che il distacco dalla Chiesa, il non partecipare alla preghiera della Chiesa, il non sentire la Chiesa come la propria famiglia è sempre frutto di un ostacolo che viene dal male perché chi è fuori di qui non vive e non va incontro alla piena libertà della vita e nella vita rappresentata da quell’immagine stupenda della corona di gloria. “Io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno…”.
Sono le parole più belle che un uomo libero può pronunciare dopo aver speso una vita per il Signore, anche attraverso vicende brusche e oscure della sua vita.
Perciò in questo giorno solenne e chiedendo l’intercessione dei gloriosi principi degli apostoli, Pietro e Paolo, l’invito è per una vita veramente libera che si può trovare solo in Dio, l’unico che possiede la corona della misericordia riservata a chi in questa vita ha saputo portare buon frutto.
L’altra vita legata alla figura di Erode è schiava di ciò che oggi può andare sotto il termine umanismo, inteso come movimento di gente che non ha orizzonti veri nella vita e pur divertendosi è schiava di quell’egoismo che allontana da Dio e fa male al cuore.
Di questo gruppo possono far parte anche i criticoni che senza rispetto insultano la Chiesa e il “dolce Cristo in terra”, cioè il Papa, che invece deve essere aiutato con la preghiera, affinchè lo Spirito Santo lo sostenga e lo aiuti ad essere oggi il Pietro che guida la Chiesa e possa avere sempre la forza per aiutare il mondo a vivere nel bene.
Del resto è a Lui che è stato consegnato il potere di legare o sciogliere, di proibire e permettere non a caso ma interpretando la Parola.
Significa ammettere ed escludere dalla comunità, significa in base a suo pegno ed impegno dire ciò che è conforme o meno alla Parola di Dio e di conseguenza dichiarare chi appartiene o meno al Regno di Dio.
L’autorità nella Chiesa non è certo come quella dei capi delle nazioni, ma è la stessa del Signore, che è venuto per servire e dare la vita. Si tratta di un servizio nella fede e nell’amore, principio di unione e di vita.
Dunque preghiamo per il Papa e per la Chiesa perché attraverso i suoi ministri possa essere sempre più fedele alla Parola di Dio e perciò a Cristo e così attraverso il dono dello Spirito Santo che oggi guida la nostra vita cristiana si possa collaborare tutti per il bene della Chiesa, delle famiglie, dei nostri piccoli mondi di tutti i giorni e del grande mondo di cui noi siamo parte.
Possiamo sentire rivolta a noi quella domanda di Gesù, non più a Cesarea, perché la Chiesa supera ogni confine di Stato, “Ma voi…. di Pescantina chi dite che io sia, o meglio da che parte volete stare?
don Giorgio Zampini
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