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IX Domenica del tempo Ordinario. Isola d'Elba 1 giugno 2008

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IX Domenica del tempo Ordinario. Isola d'Elba 1 giugno 2008 Empty IX Domenica del tempo Ordinario. Isola d'Elba 1 giugno 2008

Messaggio Da don Giorgio Zampini Sab Giu 07, 2008 12:55 am

Ciascuno di noi può dire di aver già ascoltato il Vangelo appena proclamato ed anche il suo significato sembra ovvio.
Ed è proprio per questa ovvietà che ci permettiamo di scavare un po’ di più nella Parola di Dio di questa domenica per scoprirne un particolare interessante per la nostra vita quotidiana.
Proprio perché si parla di casa il pensiero va al quotidiano vivere in famiglia, ma come vedremo è collegato anche allo vivere nella comunità cristiana, che in particolare dall’Eucaristia domenicale, la famiglia consolida le fondamenta della sua casa.
Per parlare di Casa significa avere dinnanzi l’immagine del Tempio, la Casa del Padre. Essa è fondata sulla roccia in quanto le sue fondamenta sono talmente salde che non cadranno mai. Nemmeno alla fine della vita di questo mondo. Le sue fondamenta, la sua “roccia”, infatti, è Cristo che possiamo dire essere quella parte di roccia più “interna” che tiene ancorate le fondamenta.
Nel nostro modo di costruire noi diremo che questa roccia è quella parte più interna del cemento che tiene saldo il ferro contenuto nei pilastri della casa.
Cristo è la roccia, il cemento, attraverso la sua parola, come ci ricordava il libro del Deuteronomio.
In ebraico parola si dice DABAR che facilmente è collegabile a DEBIR che significa “Il santo dei Santi”, la parte più interna del tempio. Ecco perché Cristo, la sua parola è necessario averla legata, portarla con se. Gli ebrei avevano i rotolini della bibbia scritti da portare sulla fronte, nelle mani… è sufficiente portarla nel cuore e saperla leggere con il coraggio di metterla in pratica.
“Porrete nel cuore e nell’anima queste mie parole”. Nel libro del Deuteronomio parole e sinonimo di torah, della Legge del Signore.
Ecco dunque il significato della roccia… il resto è sabbia, che rischia di soffocare le cose, di coprire le case formando le dune, di demolire la casa perché la sabbia è portata via dalle onde tempestose di questo mondo che non sa scegliere, non ha il coraggio di fidarsi fino in fondo di Dio, che frena la continua ricerca del bene per gli altri in nome del Signore.
L’invito dunque, semplice, ma nello stesso difficile per non essere disattenti alla vita cristiana e non essere mai stanchi di vivere o sfiduciati, oppure per non essere di quelli che vivono alla giornata senza alcuna prospettiva di vita rischiando di scavare un buco nell’acqua tirando via la sabbia, che la ricopre, è quello di cercare uno stile di vita che esprima un’adesione sempre più consapevole a Cristo nella Chiesa, nella casa del Padre, fondata sulla roccia che è Cristo il cui ferro portante e antisismico è lo Spirito Santo che ci protegge.
Ricordava san Paolo che Cristo con la sua morte ha giustificato tutti indipendentemente dalle opere che uno compie.
“L’uomo è stato giustificato per la fede”. Nel greco questo verbo è all’aoristo passivo, cioè questa giustificazione è stata un’azione puntuale compiuta da Dio stesso. A noi spetta di vivere ora questa giustificazione con un’immensa apertura alla fede.
L’Eucaristia è il luogo per aderire a Cristo per ricevere la benedizione. Ecco perché la propria casa è immagine della casa del Padre. Infatti è da quest’ultima che prende vigore la prima.
Non si può dire di credere in Cristo se la nostra casa non la fondiamo sulla roccia attraverso l’Eucaristia. La nostra vita rischia di essere egoista, di portarci a vedere solo ciò che vogliamo perché non si riescono a percepire i segni di Dio nella storia di salvezza di oggi, nella nostra storia personale, o di chi ci sta accanto.
“Pongo oggi davanti a voi benedizione e maledizione…”: quando è che l’uomo è maledetto, o meglio si maledice? Quando sceglie di star fuori, di vivere isolato, si esclude dalla vita nella casa del Padre e non riceve l’Eucaristia.
Ecco allora che viene a mancare l’adesione a Cristo e si apre la volontà di vivere “maledizione”, cioè di essere egoisti verso se stessi e verso gli altri. Da qui nasce la mancanza di limpidezza, la mancanza di sincerità, di fedeltà,….
Cerchiamo dunque di divenire veri discepoli di Cristo portando nelle nostre case ciò che si riceve nella Casa del Padre è così fondare la nostra vita sulla roccia, su Cristo, parola del Padre; in Cristo siamo benedetti tutti, ma occorre crederci fino in fondo e con tutti i mezzi e i doni che Egli ci offre.
Capite bene che essere cristiani così non è facile, ma occorre continuamente fare dei passi per aderire a Cristo con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima.
“Signore, Signore… non abbiano noi profetato …. Non abbiamo scacciato i demoni… non abbiamo compiuto prodigi…?
Questo è il maledetto, colui che fa… fa tutto Lui e non si accorge di essere la cosa più importante: un mezzo del Signore per raggiungere il cuore di chi incontriamo sulla nostra strada.
Non cadiamo nella tentazione di sentirci incapaci perché dobbiamo sempre fare i conti con Dio, ma sentiamoci, invece, capaci di trasmettere i doni di Dio come l’amore, nelle famiglie, il servizio verso gli altri come chierichetti o come figli,… sentiamoci capaci di pregare con quella acutezza di chi non parla di sé a Dio, ma lascia che Dio parli al cuore per essere cristiani. Non si dice mai a Dio: “ho fatto… ho fatto…”, ma “cosa vuoi che io faccia per te…”. Questo è l’atteggiamento più bello, proprio perché esprime la nostra più bella e dignitosa dignità, quella di essere uomini, creati ad immagine e somiglianza di Dio.
Questo particolare come dicevo all’inizio è necessario perché se non viviamo così non potremo e non riusciamo nemmeno a varcare la soglia della porta della casa sulla roccia, continueremo ad affondare nella sabbia.
Ci aiuti il Signore.
don Giorgio Zampini
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