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XII Domenica del Tempo Ordinario. Pescantina, 22 giugno 2008

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XII Domenica del Tempo Ordinario. Pescantina, 22 giugno 2008 Empty XII Domenica del Tempo Ordinario. Pescantina, 22 giugno 2008

Messaggio Da don Giorgio Zampini Dom Giu 22, 2008 12:32 am

Dopo aver ricevuto o meglio rinnovato l’invito ad essere annunciatori della Parola di Dio, a riconoscerlo presente nella nostra vita e celebrarlo sia nella liturgia sia nella preghiera personale e di servirlo soprattutto prestando attenzione alle necessità dei fratelli, oggi il Signore ci comprende e ci incoraggia di fronte ad una caratteristica umana che tutti ci accomuna e che può e deve essere vinta: la PAURA.
Infatti ciascuno di noi deve ammettere la difficoltà che si prova nell’essere annunciatori e perciò testimoni della Parola di Dio e, perché no, ai nostri giorni grande è la paura di manifestarsi cristiani.
Inoltre anche quando non si dovrebbe si rinuncia alla propria identità pur di essere simili a chi non crede o a chi non ammette la presenza di Dio, anzi sembra che Egli sia una presenza scomoda nella nostra esistenza tanto da doverci preoccupare in quale ordine possa andar bene nello schema esistenziale che tutti ci costruiamo.
Da qui nasce la mancanza di FIDUCIA nel Signore che dovrebbe, invece, essere l’altra faccia della medaglia che ci permette di non avere paura.
Troviamo tutto ciò nel breve racconto dal libro del profeta Geremia di cui, per comprendere bene il significato, occorrerebbe leggerne più capitoli, ma per noi oggi, data questa liturgia, è sufficiente capire come egli stesso, profeta e quindi “annunciatore per eccellenza” della Parola di Dio, abbia dovuto con la fiducia nel Signore combattere la paura di chi lo stava minacciando e uccidendo.
Anzi, Geremia cadendo nelle mani dei suoi nemici si vede, per la paura che assale qualsiasi uomo, abbandonato da Dio stesso. Proprio da Colui, Dio, che lo aveva voluto tutto per sé, non gli aveva permesso di prendere moglie, perché voleva solo che “divorasse” la sua Parola e l’annunciasse a tutti.
Ed ecco allora che la sua fiducia permette a questa Parola di poter misurarsi con i nemici del profeta e quindi con i nemici della Parola stessa e, perciò, abbiamo ascoltato la stupenda preghiera che il profeta recita per esprimere il potere stesso della parola che salva.
Geremia inizia una preghiera amara e poi disperata: non aveva mai pensato di doversi trovare in quella situazione.
Ma comprende che proprio quella Parola che svela ai suoi persecutori sarà per loro condanna perchè non potranno prevalere: Essa è eterna. Infatti mentre i persecutori non ci sono più, oggi la Parola viene comunque annunciata, anzi, il suo influsso si è sparso sino agli estremi confini della terra.
Anche la nostra paura di essere o manifestarci cristiani deve essere sempre accompagnata dalla fiducia. Così qualsiasi altra paura che incontriamo nella nostra esistenza deve essere accompagnata dalla fiducia, altrimenti l’uomo perde se stesso, perde i suoi riferimenti e tutto ciò che fa può immediatamente essere cambiato, perché ciò che si fa è senza motivo o i motivi cambiano in fretta.
Infatti le caratteristiche dell’uomo che vive nella paura sono sostanzialmente due: l’essere sventato e temerario.
Sventato perché agisce senza riflettere, temerario perché si espone ai pericoli senza riflettere, e, non esamina con attenzione la sua esistenza.
L’uomo ricco di paura è anche senza fiducia e rimane bloccato, ossia isolato, sente e vive la solitudine pur essendo in un mare di gente, ed è anche disperato, cioè senza speranze.
Non è dunque così che gira il mondo, fra le persone comuni, ma anche nelle sue sfere più alte, a livello di governi, di poteri di gestione del mondo? Altro che libertà, democrazia, costituzioni,… il vero potere se così le possiamo immaginare come due statue, è in mano alla Paura e alla Sfiducia. Idoli? Certo! Da distruggere per riuscire a vivere.
Come? Con Cristo. Ed è infatti Gesù stesso che ci fa notare questo.
E’ Lui infatti la luce per vedere nelle oscurità della paura, è Lui che ha le parole di verità da dire e annunciare dalle terrazze per trovare sempre fiducia nella vita e soprattutto quando si devono compiere scelte che portano a decisioni definitive per la vita.
Non abbiate paura!, non abbiate sfiducia! “Abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo.”
L’uomo oggi è fragile per la paura e la sfiducia nella vita di questo nostro mondo perché l’andazzo generale ci ha condotti a curare solo questo nostro corpo, tanto che si è passati dal semplice curare al dover salvare a tutti i costi cercando anche di essere egoisti, cioè sventati o temerari nei confronti degli altri.
Tuttavia se il “salvare la pelle” è sempre giusto e doveroso non deve farci dimenticare che c’è una parte di noi che è molto più importante da salvare: l’anima. Se non salviamo quella, del nostro corpo non resta e resterà nulla, un pugno di polvere.
Quanti uomini, forse troppi, sono morti viventi perché non si preoccupano di salvare l’anima e vivono senza un vero significato la propria esistenza.
Ecco dunque che per vincere Paura e Sfiducia occorre non tanto salvare il corpo (il corpo non è la vita), ma ciò che è veramente da salvare è il nostro rapporto con Dio non solo per essere suoi fedeli testimoni verso gli altri, ma perché possiamo costantemente trovare e sentire vicino la presenza dello Spirito Santo, amore che sa dare anche la vita.
Solo con questo stile i giovani possono trovare la speranza di spendere bene la vita e dignitosamente non solo per se stessi ma anche per gli altri, solo così gli adulti possono continuare a trovare soddisfazioni dalla vita pur incontrando giorni talvolta un po’ offuscati, solo così una famiglia sa sempre superare le difficoltà e dar sfogo alla gioia di vivere e dello stare insieme perché l’importante è essere contenti dentro, avere il cuore che canta di gioia, solo così un anziano può con serenità trascorrere i suoi giorni sicuro che “la pensione” del Signore non verrà meno.
La paura di cui parla Gesù, dunque, è incoraggiamento per una vita serena e cristiana: perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”.
Dunque coraggio, fiducia, speranza per essere solidali con Gesù, come ci ricordava la seconda lettura presa dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani, solidali perché consapevoli che il dono della vita che Cristo ha fatto di se stesso una volta per sempre e per tutti, sono l’orizzonte verso cui guardare per guadagnare la vita e non perderla.
Un personaggio diceva che chi non ha il coraggio di fissare lo sguardo sulla croce e di farla motivo per un’esistenza vera e ricca di amore, dalla croce è schiacciato; questo potrebbe essere un comprendere il significato di quel gettare nella Geenna, girone, lo chiamerebbe Dante, riservato agli uomini sventati e temerari, bloccati e disperati, cioè Coloro che non vivono secondo l’amore che viene dalla Croce di Cristo.
[u]
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