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X Domenica del Tempo Ordinario. Pescantina, 8 giugno 2008

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Messaggio Da don Giorgio Zampini Dom Giu 08, 2008 12:45 am

Fra le tante canzonette senza ciuccio che abitualmente ronzano nelle nostre orecchie, ogni tanto qualcuna sembra avere un po’ di senso e si può scavando, con lo stile della ricerca di preghiera, un significato che si può chiedere solo guardando al Cielo, perché il vuoto che si trova nella quotidianità della vita sia riempito da Colui, l’Unico Padre, che solo può colmare, offrendoci ogni giorno, la possibilità di vivere un’esistenza sempre piena di speranza. Una canzonetta che interpreta bene la sete di misericordia.
Ecco una parte del testo della canzonetta: “Mezzo pieno o mezzo vuoto, questo è l’unico bicchiere che abbiamo se si stava meglio quando si stava peggio non lo so perché io vivo adesso … faccio del mio meglio, almeno ci proverò se ho ragione o no, io non mi sposto”.
Come non vedere in queste parole che sono ascoltate quotidianamente dagli adolescenti, dai giovani, dai ragazzi, il desiderio di una vita ricca di verità così difficile da trovare sia in molte famiglie, come nella scuola, o nel lavoro e talvolta anche nella stessa comunità cristiana.
Continua quella canzone cercando di chi è sia la colpa: dell’euro, del dollaro, del cambiamento climatico, dei condizionatori…. E si chiede se tutto ciò sia realtà e non si riesce ad intuire se è la verità.
“Misericordiam volo, et non sacrificium”, “Misericordia io voglio e non sacrificio”.
Sono parole vecchie, così sembrano ai giorni nostri. Parlare di misericordia, parlare poi di sacrificio… che difficile comprenderne il significato. Eppure in esse sta tutta la vita. Questa è la risposta a quelle domande contenute nella canzone.
Non è dunque colpa di nessuno, rimanendo sempre al testo, ma la ricerca della verità va trovata solo ed esclusivamente nella MISERICORDIA.
Il primato del perdono e dell’amore prima di tutto. Questa è la misericordia. Ma come si può fare? Attraverso la compassione.
Invece di pensare alla colpa, occorre pensare alla compassione che significa: per vivere una vita migliore, continuare a costruire una Chiesa migliore, una famiglia migliore, trovare i modi per far propri i sentimenti degli altri, soprattutto di chi soffre, e non compatirsi insieme, pura compassione umana, significa invece trovare le risposte per la vita avendo come riferimento la compassione che Cristo ha avuto per noi e trovare consolazione sia per le grandi sofferenze, sia per quelle più banali.
Allora il bicchiere della vita, diciamo così, per rimanere con le parole di quella canzone, sarà sempre colmo di quell’amore che Dio ha donato a ciascuno di noi tramite il suo Figlio Gesù.
Misericordia è amore gratuito, incondizionato, dono totale della propria vita per gli altri. Il resto non è misericordia.
Ed è il profeta Osea che ci ricorda come sia importante avere le idee chiare, per non vagare nella falsa realtà che spesso ci è presentata come vera, e nella falsa verità che talvolta hanno la presunzione di vendercela attraverso i vari canali della comunicazione odierna come più vera della stessa verità contenuta nella Parola di Dio.
Allora ci sono i cristiani che pensano, e talvolta pensano sbagliando, che la verità cristiana sia una verità, e si lasciano condizionare dagli inganni degli uomini. Per il cristiano è importante, invece, avere la certezza che Cristo, il Logos, il Verbo di Dio, sia l’unica Verità e su questa Verità di Dio misurare le altre.
Ma cosa sottolinea particolarmente Osea: “Che dovrò fare per te, Efraim, che dovrò fare per te Giuda? Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all’alba svanisce”.
Sono parole stupende! Dicono la nostra realtà. Proviamo a tradurle: un amore che è come la nube del mattino, come la rugiada che svanisce all’alba”. Se ci pensiamo al risultato che emerge da queste parole ci spiazza: “una lealtà effimera non è lealtà!”.
Se la nostra misericordia non ha il suo punto di riferimento in Dio e non facciamo di tutto pur di viverla vuol dire che non amiamo Dio, non abbiamo Dio in noi anche se veniamo qui come ora per celebrare l’Eucaristia: non voglio sacrifici!
Quando il nostro amore è come l’alzarsi presto, tanto per restare con l’esempio di Osea, con tutti i buoni propositi, ma poi finisce lì, non è amore.
E’ come quando uno bestemmia. Ha il proposito di non farlo più e lo fa ancora, questa è effimera lealtà, non è amore, non è misericordia né verso i fratelli, né verso Dio.
Effimera lealtà, conversione non sincera. Il ritorno da Dio diventa un calcolo, puzza di tradizionalismo, è puro ritualismo, è nulla la fede.
Dunque la Parola di oggi ci chiama a conversione per rendere più vera, più sincera la nostra fede.
Se non siamo leali, se la nostra conversione non è sincera, non si scopre l’amore di Dio, non si conosce Dio e nasce ovviamente la fatica di credere.
Capite allora come quelle parole di Dio “Misericordia io voglio, non sacrificio”, sono parole nuove, attuali, per i nostri tempi perché se ci scrutiamo il cuore, l’anima, la coscienza, scopriamo nostro malgrado che non ci siamo, siamo lontani dalla volontà di Dio.
Ma il Signore non si stanca mai di essere misericordioso e come Matteo ci chiama e ci dice “Segui me!”. Sono parole che danno il senso della vita nuova che siamo chiamati ad intraprendere con Lui. La vita nuova significa rinvigorire il nostro essere figli.
Abbiamo la fortuna che per partecipare all’Eucaristia non dobbiamo essere puri, ma per Cristo è sufficiente riconoscere i nostri peccati. La prima Eucaristia, se così si può dire, l’ha data a Giuda, il traditore.
Ecco allora che il Signore ci chiama tutti, perché tutti siamo peccatori, alla sua mensa per ringraziare, per supplicare la sua misericordia, affinchè l’umanità rimanga umana e l’uomo non si senta solo nel deserto del mondo in cui viviamo adesso. I cristiani dunque possano essere veri discepoli come Matteo, sappiamo accogliere Cristo come lo ha accolto lui per evitare che anche la nostra vita sia vuota e ricca solo di “peccato” che uccide il cuore dell’uomo, e non dà speranza a chi si apre alla vita con la sua giovane età. Quindi niente bicchieri mezzi pieni o mezzi vuoti, ma sempre pieni mettendo dentro non ciò che rovina la vita, ma cercare di immaginare che essi siano colmi di misericordia che non si gusta col palato, ma si gusta con il cuore.
don Giorgio Zampini
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